
Un’Italia al traino: perché la politica estera di Giorgia Meloni è un pericolo per il Paese. La politica estera di Giorgia Meloni, lungi dall’essere un esercizio di sovranismo coerente e indipendente, si sta rivelando un’adesione acritica agli interessi delle grandi potenze, con particolare allineamento agli Stati Uniti e alla NATO. Il governo Meloni ha abbandonato ogni velleità di autonomia strategica, preferendo rafforzare legami militari e ideologici che rischiano di trascinare l’Italia in conflitti lontani dai suoi interessi nazionali.
Un'Italia al traino
In particolare, la posizione sull’Ucraina è emblematica: il sostegno militare incondizionato al governo di Kyiv ha generato un’escalation che non ha portato né a una soluzione diplomatica né alla sicurezza energetica del nostro Paese. Al contrario, ha aggravato la dipendenza energetica italiana e aumentato la spesa militare a discapito del welfare e della sanità. A ciò si aggiunge l’ambiguità verso Israele, con un appoggio pressoché incondizionato nonostante le crescenti violazioni del diritto internazionale nei territori palestinesi.
Propaganda
La tanto sbandierata "centralità dell’Italia nel Mediterraneo" si è tradotta in accordi discutibili con governi autoritari, come quello tunisino, per contenere i flussi migratori con misure repressive. Nessuna visione strategica di lungo periodo, nessuna proposta autonoma per stabilizzare l’area: solo subalternità e propaganda.
Dov'è l'euroscetticismo pre elettorale?
Meloni ha rinnegato il suo passato euroscettico, ma senza contribuire attivamente a un’Europa più giusta o più solidale. Ha preferito appiattirsi sulle posizioni più conservatrici e atlantiste, sacrificando la possibilità di un’Italia protagonista, capace di mediazione e di proposta.
Ripudiare questa politica estera significa reclamare un’Italia libera, pacifica, capace di scegliere in base ai propri valori e interessi reali, e non secondo l’agenda imposta da alleanze che non sempre servono il bene comune.
Aggiungi commento
Commenti