I poverelli dei volenterosi... Marianna Ricciardi

Pubblicato il 17 agosto 2025 alle ore 23:34

L’incontro tra Trump e Putin ha mostrato una verità inequivocabile : mentre Stati Uniti e Russia riprendono un dialogo diretto, l’Europa resta ai margini, incapace di influire davvero. Per Putin è stata una vittoria diplomatica: la richiesta di un cessate il fuoco come precondizione è stata messa da parte e ora si spinge per un accordo “completo”. A condizioni, sui territori e sui confini, che non saranno certo quelle del 2022. Perché - parliamoci chiaro - al contrario di quanto ci hanno propinato i titoloni di giornale per due anni, l’Ucraina ha perso la guerra. E anche la narrazione di un Putin isolato, che ancora oggi qualcuno adopera, fa un po’ ridere, visti i suoi rapporti con India, Brasile, Corea, Sud Africa, Cina. Gli altri due terzi del mondo in pratica.

Per i “volenterosi” europei, che hanno frettolosamente indetto un vertice lampo, questa è una disfatta (chissà ora come lo spiegheranno il folle riarmo, dal momento che Putin non ci invaderà!).

Giorgia Meloni si è accodata e ha firmato il loro comunicato in cui si riconoscono gli sforzi di Trump, ma si chiarisce che l’Europa non abbandonerà le sanzioni alla Russia, continuerà a sostenere Kiev e che solo l’Ucraina può decidere dei propri confini. (Capirai, le sanzioni dell’Europa per Putin sono state il piumino per il solletico).

La premier, provando a restare “originale”, fa quel che fa sempre: rivendica cose.
Così cerca di intestarsi “l’interessante sviluppo” delle garanzie ispirate all’articolo 5 della Nato come se fosse una sua idea originale…intanto si prepara a volare negli USA per l’incontro con Zelensky e gli altri leader europei. A fare la “presenza”.

Sarebbe tutto un po’ grottesco - materiale per una novella di Pirandello - se non fosse che in questi tre anni sono morti migliaia di ucraini. Inutilmente.
LA PACE SI POTEVA FARE PRIMA E NON SI È FATTA! Com’era che dicevano? Non possiamo parlare con l’aggressore. Perché oggi con chi stanno parlando?

Il summit Trump–Putin è un catalizzatore politico che riapre un varco nella visione del conflitto. Se l’Ue – e l’Italia – non superano la logica della panchina, rischiano non solo di essere irrilevanti, ma di trovarsi ancora più condizionati da decisioni altrui che plasmeranno il futuro del continente. E resteranno così: in prima fila ma da spettatori. A giocare in cortile con i carri armati e le armi per cui hanno speso miliardi.

A scanso di equivoci, la pace per noi resta l’obiettivo primario. Così come è sempre stato.

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