
Quello che vedo non è un insieme di nomi o un insieme di meriti, vedo o sento qualcosa di estremamente profondo a far da manto a questo Premio. Sembra abbia vita propria, che ami esistere a prescindere da chi vuol esserne parte, che siano sponsor o premiati. Ha un suo senso che ha preso vita ogni volta che si affaccia all'orecchio di qualcuno... quasi sussurrato, come se fosse da manovrare con cura perché di cristallo. Sopravvive al frantumarsi delle aspettative, resiste ai tormenti personali e alle delusioni personali. Resiste a quel senso di vuoto che spesso le persone ti donano o che la società stessa ti dona. Una sorta di inconsapevole coscienza di se stesso. Il Premio DomusArt ha la stessa aurea di privacy e cura degli stessi premiati. Non fa mai rumore, si appoggia ad un sogno, a una speranza di essere e anche se cade, anche essendo di cristallo, non si frantuma mai. Spesso chi l'organizza pensa di esserne l'anima che lo crea anno dopo anno fino ad arrivare alla consapevolezza che l'anima è la sua... propria del Premio e del suo nome. Ha preso possesso di se stesso e vede cadere dentro il suo stesso spirito l'essenza dei premiati e dei tormentati suoi organizzatori che vivono per vederlo adulto. Ma il Premio in questione è divenuto adulto prima che se ne accorgessero. Ha cominciato a dettare i parametri del suo merito e del vestito che vuole indossare. Si sceglie come mostrarsi e fa tanto rumore nei cuori dei suoi organizzatori. E' vivo, è cosciente, è incorruttibile. Cerca elementi e persone che hanno bisogno di essere dissetate. Si guarda intorno spavaldo e presuntuoso di saper chi essere... ma non grida... anzi sorride ammiccando: io sono. Il 26 giugno premierà 3 categorie ma in realtà le sta già premiando appena terminata la prima edizione... non è più dei suoi inventori... ha preso possesso del suo essere ed è lui a guidare chi lo ha pensato e creato. Non vi sto invitando da nessuna parte. Personalmente se quel giorno sarete presenti al premio o sarete al mare non è una cosa che è più gestibile da noi. Vi chiamerà lui se vuole, vi metterà nella testa il ronzio del suo nome... e quando entrerete nella sala, lo farete con il rispetto dovuto al santuario dei meriti socio culturali.
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