Riviera Gaza: nel cemento il sangue palestinese... di Fabio Fiorina

Pubblicato il 30 luglio 2025 alle ore 09:35

Riviera Gaza sarà costruito con il cemento impastato con sangue palestinese... abominio! La costruzione di un Riviera Gaza o Gaza Resort, fortemente voluta dal governo israeliano guidato da Benjamin Netanyahu, rappresenta una delle più ciniche e vergognose operazioni politiche e commerciali del nostro tempo. Un’operazione mascherata da progetto di “ricostruzione” che cela in realtà un piano spietato di colonizzazione economica e rimozione sistematica dei palestinesi dalle loro terre.

Riviera Gaza 

Condanno con la massima severità l’ennesimo atto di prevaricazione e umiliazione del popolo palestinese. Netanyahu, ormai figura simbolica dell’arroganza militare e del suprematismo etnico, utilizza la retorica della rinascita per perpetrare una politica di annientamento. Dopo mesi – e in realtà anni – di devastazione sistematica della Striscia di Gaza, la proposta di costruire un lussuoso complesso turistico su territori appena ridotti in macerie non è altro che uno schiaffo all’umanità intera. Parlare di “resort” quando ci sono 100 mila morti, il 70% della popolazione di Gaza è sfollata, quando ospedali e scuole sono ridotti a cumuli di detriti, è disumano e moralmente osceno.

Fa gola a tanti

Il cosiddetto Gaza Resort non è solo il frutto dell’ambizione imperialista di Netanyahu, ma un progetto in cui convergono interessi geopolitici ed economici di altri stati e attori privati. Si parla del coinvolgimento degli Emirati Arabi Uniti, dell’Arabia Saudita, Stati Uniti, Vaticano, Italia, Russia e tante aziende occidentali... tutti pronti a investire in un'area devastata solo per trarne profitto. Questi stati e multinazionali che oggi si propongono come partner per la “ricostruzione” sono, in realtà, complici di una pulizia etnica mascherata da sviluppo. Costruire piscine e hotel di lusso su terra palestinese sottratta con la forza equivale a legittimare l'espulsione forzata di un intero popolo.

Il popolo mondiale alza la voce

È importante ribadire: non si può costruire la pace sulla cancellazione dell’identità di un popolo. Il “resort” in questione non è solo un progetto edilizio: è un tentativo deliberato di cancellare ogni traccia della vita palestinese, della loro storia e del loro diritto a esistere. È il simbolo di un capitalismo predatorio alleato con il colonialismo moderno, dove il turismo diventa uno strumento di annessione e annichilimento.

Il silenzio dei servi

La comunità internazionale, troppo spesso silenziosa o complice, ha l’obbligo morale di opporsi. Non si può parlare di diritti umani, giustizia e pace, e allo stesso tempo accettare in silenzio che i sopravvissuti di Gaza vivano nelle tende mentre si progettano suite con vista mare per i turisti stranieri. Non si può elogiare la “normalizzazione” delle relazioni regionali mentre i palestinesi vengono cancellati dalla loro stessa terra.

La costruzione del Gaza Resort è un crimine morale e politico. Netanyahu, e tutti coloro che ne prendono parte, vanno denunciati non solo per le vittime causate dai bombardamenti, ma anche per l’offesa perpetuata contro il diritto fondamentale di un popolo a vivere, ricordare e ricostruire secondo la propria volontà. Non ci sarà pace vera finché Gaza sarà venduta al miglior offerente. E non ci sarà giustizia finché non si smetterà di scambiare sofferenza per profitto.

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