Gaza: tra fame e spari, non è risposta umanitaria

Pubblicato il 1 luglio 2025 alle ore 14:23

A Gaza le persone sono costrette a scegliere tra fame o spari. Questa non è una risposta umanitaria.

Concentrare oltre due milioni di persone in aree ulteriormente ristrette per avere la possibilità di sfamare le proprie famiglie. Questo non è un piano per salvare vite umane.

Gaza: tra fame e spari

Oggi i palestinesi a Gaza sono messi di fronte ad una scelta impossibile: morire di fame o rischiare di essere colpiti mentre cercano disperatamente di procurarsi cibo per sfamare le proprie famiglie. Le settimane successive al lancio del programma di distribuzione israeliano sono state tra le più letali e violente dall'ottobre 2023.

Le forze armate e i gruppi armati israeliani, alcuni dei quali operano presumibilmente con il sostegno delle autorità israeliane, aprono ormai sistematicamente il fuoco su civili disperati che rischiano tutto pur di sopravvivere. In meno di quattro settimane, sono stati uccisi più di 500 palestinesi e feriti quasi 4.000 solo nel tentativo di accedere al cibo.

Non è una risposta umanitaria

Per 20 mesi, oltre due milioni di persone sono state sottoposte a bombardamenti incessanti, alla militarizzazione di cibo, acqua e altri aiuti, a ripetuti sfollamenti forzati e a una sistematica disumanizzazione, il tutto sotto l'occhio vigile della comunità internazionale. Questa normalizzazione della sofferenza non deve più essere tollerata.

Gaza: cosa sta succedendo alla distribuzione degli aiuti

Il sistema umanitario viene deliberatamente e sistematicamente smantellato dal blocco e dalle restrizioni del governo israeliano. Un blocco ora utilizzato per giustificare la chiusura di quasi tutte le altre operazioni di aiuto a favore di un'alternativa mortale, controllata militarmente, che non protegge i civili né soddisfa i bisogni primari.

Queste misure sono progettate per alimentare un ciclo di disperazione, pericolo e morte.

Con il nuovo piano del governo israeliano, civili affamati e indeboliti sono costretti a camminare per ore attraverso terreni pericolosi e zone di conflitto attivo, per poi affrontare una corsa violenta e caotica per raggiungere siti di distribuzione recintati e militarizzati con un unico punto di accesso. Lì, migliaia di persone vengono rilasciate in recinti caotici per lottare per le limitate scorte di cibo.

400 punti di distruzione 

Da 400 punti di distribuzione di aiuti operativi durante il cessate il fuoco temporaneo a Gaza a soli 4 siti di distribuzione controllati dai militari, che costringono due milioni di persone a stare in zone sovraffollate e militarizzate, esposte quotidianamente al rischio di spari e a quello di divenire vittime mentre cercano di accedere al cibo e vengono negati altri rifornimenti salvavita. Queste aree sono diventate teatro di ripetuti massacri, in palese disprezzo del diritto internazionale umanitario. Tra le vittime ci sono bambini orfani e coloro che se ne prendono cura, e i bambini sono rimasti feriti in oltre la metà degli attacchi contro i civili in questi luoghi. Con il sistema sanitario di Gaza in rovina, molti di coloro che vengono colpiti vengono lasciati morire dissanguati, fuori dalla portata delle ambulanze e privati di cure mediche salvavita.

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