
Il problema della sinistra italiana è molto simile ai problemi della Chiesa cioè, la perdita del centrismo della ideologia. La sinistra italiana non ha più il sentimento progressista ma soprattutto socialista che, senza mezzi termini la rendevano parte della società civicamente avanzata. La Chiesa, dal canto suo, ha perso, non soltanto il senso di se stessa e di una forzata ortodossia ma il senso di guida civica e morale in un mondo degradato. Essa sceglie il marginale non per rinnovarsi ma per riconquistare ciò che ha perso nel tempo, sforzandosi di inseguire una via di chiusure civiche, disprezzando la parte che dovrebbe difendere: la libertà nello spirito. La sinistra è ormai un sentimento borghese, quasi di servilismo al tentativo di trasformare il sentimento rossiniano in un miscuglio di no alla destra quindi, mentre la Chiesa si sente Chiesa dicendo no a chi chiede di essere considerato parte dello spirito dell'insieme, la sinistra crede che basti dire no alla destra per essere di sinistra, smantellando il concetto socialista che dovrebbe contraddistinguerla. "Ora è sempre la resistenza" è un sentimento utile fino agli anni settanta ma oggi, dopo una trasformazione totale della società, resistere significa soltanto respingere l'urto senza proporre un piano nuovo e veramente unificatore. Le similitudini tra queste due realtà hanno portato a una destrificazione della società. Il continuo attacco alle proprietà, al concetto di famiglia, alla mancanza di identità politica, se non per la ricerca dell'estremo e l'integrazione di alcune logiche di destra, hanno portato la sinistra italiana ad essere l'ala sinistra della vecchia DC e nulla di più.
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